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11 Gennaio 2012
Riflessioni
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Egregio Gigi (sarà un caso che per certi interventi si usino pseudonimi ed affini? mah?),
riguardo il "dilemma", penso che sia provocato da anni, anni e anni di sviluppo inteso solo come urbanizzazione/industrializzazione con conseguente indiscriminato consumo di territorio (a Binasco ne sappiamo qualcosa). Questo, oggi, le consente (così lei ritiene) di chiedere provocatoriamente a quei "poveretti" che si riempiono la bocca di "sviluppo sostenibile", "risparmio del territorio", ecc., di scegliere chi "buttare dalla torre": cinque ettari e mezzo di parco o venti nuovi posti di lavoro?
Sbaglierò ma mi sembra che lei, Gigi, sia un "fan" del presidente Podestà e del suo fido assessore Altitonante o comunque abbia la stessa concezione di "sviluppo".
Il parco AGRICOLO è sempre visto come un intralcio allo sviluppo (del tipo di cui sopra) e mai come una risorsa per lo sviluppo (diverso da quello di cui sopra). Il territorio del parco AGRICOLO rimane tale finchè a qualcuno "non ne serve un pezzo".
Ritengo sia diventato perciò indispensabile "fare le pulci" ad ogni ipotesi di consumo del territorio. Soprattutto se territorio di un Parco.

PS
E' interessante notare che il presidente della Provincia (che propone "progetti di sviluppo" come la TOEM) sia anche presidente del Parco Sud (che verrebbe massacrato dalla TOEM stessa). Insomma, metaforicamente, il lupo a guardia del gregge.
Roberto Gerli /Confraternita del Prosecco
11 Gennaio 2012
Riflessioni
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Caro Stefano Pedrazzoli ben tornato. Ho letto con piacere il tuo post che condivido sotto tutti punti di vista. Mi soffermo solo sul problema dei diritti urbanistici acquisiti,e ssendo stato oggetto di riflessioni durante le nostre serate prosecchiane.
Visti in chiave P.G.T (piano di governo del territorio) i diritti edificatori dovrebbero essere una cosa abbastanza elastica. La legge ha introdotto il meccanismo della perequazione, in base al quale un un'area privata sulla quale gravano diritti di edificazione, può essere scambiata con altra area di proprietà comunale da destinare ad uso pubblico. Si tratta di un meccanismo importante, che in qualche modo mette una barriera alla speculazione edilizia. Tutto sta' alla volontà dei politici estensori dei pian adottarla.
A Binasco stiamo vivendo l'assurdo che un gruppo di cementieri ha acquisito l'area della stazione a cifre iperboliche nonostante questa non abbia a tutt'oggi diritti di edificazione e da tempo circolano progetti di nuovi insediamenti. Evidentemente presi da euforico ottimismo i cementieri sono partiti in quarta pur sapendo che sarà solo il P.G.T. (a Binasco in cottura molto lenta) che stabilirà quando, quanto e dove si potrà costruire.
Nelle nostre serate abbiamo chiaramente dimostrato quanto l'area in oggetto potrebbe essere interessante per creare un polmone di verde attrezzato a servizi in centro paese, finalizzato ad una decisa riqualificazione del centro storico. Pedonalizzazione compresa.
Ora la legge sul P.G.T. da al Comune di Binasco una grossa opportunità:
Acquisire l'area della stazione scambianola con aree di sua proprietà, concedendo ai costruttori un una volumetria di edificazione di pari valore di quella che sarebbe stata possibile all'area della stazione.
Si badi bene, l'amministrazione comunale scambiando le aree farebbe anche un grosso favore a chi (forse) incautamente ha comprato un area senza garanzie di edificazione.
Sapranno farlo gli Amministratori binaschini?


Gianfranco Salvemini - Confraternita del Prosecco
12 Febbraio 2004
Riflessioni
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Schiamazzi
Troppo qualunquista la generalizzazione del Sig.Quadrio sugli abitanti di Binasco e paesi limitrofi. Se "QUALCHE" giovane fa casino di notte non significa che "TUTTI" i giovani siano casinisti o vandali, così come il fatto che qualche frequentatore dei Portici si interessi alla viabilità, non significa che questo sia l'esclusivo interesse di tutti gli abitanti della zona. Se avrà la pazienza di navigare nella rubrica e leggersi le mail dal 2000 ad oggi troverà che gli argomenti trattati sono molto eterogenei e non ne mancano alcuni di un certo interesse. Detto questo resta il fatto che schiamazzi notturni e vandalismo sono un serio problema (non solo locale) purtroppo in crescita, per il quale, più che le giuste proteste dei cittadini, possono l'efficienza delle forze dell'ordine e i provvedimenti amministrativi.

Transenne
Giuste le osservazioni di Luciano, adottare in modo generalizzato questo palliativo rischia di trasformare simbolicamente i centri abitati in altrettanti ghetti di Varsavia. Purtroppo, ancora oggi, il coordinamento tra comuni nelle scelte di politica territoriale resta una chimera, si veda l'episodio citato della rotonda rifiutata da Binasco per ragioni ambientali, al quale non hanno fatto seguito nel breve periodo proposte di alternative più consone e concertate. Vero anche che la maggioranza dei cittadini non conosce il grado di impatto ambientale dei futuri insediamenti urbani (casa di riposo, centro direzionale ecc.) i quali, per dimensioni e aumento del carico veicolare sul territorio, non saranno secondi alla famigerata rotonda.

In questo caso qualche schiamazzo (diurno) in più non avrebbe guastato.
Saluti

Gianfranco Salvemini


14 Novembre 2003
Riflessioni
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Gli scritti di Pax Christi, di Zurla e Marchioni, mi trovano d'accordo.
Provo una profonda amarezza nel constatare come nelle menti di molti
regni ormai la confusione, non sappiamo più distinguere le differenze
fondamentali fra pace e guerra, lotta di liberazione da lotta al
terrorismo, non vogliamo capire che in caso di aggressione il
cosiddetto liberatore può risultare oppressore per la parte avversa
tanto da indurla a sposare le tesi del terrorista che nella sua logica
delirante si sente anch'esso un liberatore, il tutto manovrato ad arte
dall'ipocrisia imperante dei poteri forti. Nessuno nega che ridare
libertà ad un popolo possa anche richiedere l'uso delle armi, ma per
ridare la libertà a qualcuno è indispensabile che egli la desideri a
qualunque costo. Sicuramente la maggioranza degli Iracheni voleva
liberarsi di Saddam e dei suoi accoliti e forse nutriva anche qualche
desiderio di libertà democratica, ma è difficile pensare che fosse
disposto ad essere bombardato e massacrato per questo dopo che l'ONU e
l'ottanta per cento dell'opinione pubblica mondiale si era dimostrato
contrario all'intervento armato. Inoltre, il dopoguerra gestito in modo
dilettantesco, ha creato le condizioni ideali per il proliferare del
terrorismo internazionale in quell'area. Questo non significa essere
anti americani, personalmente nutro grande stima per la maggior parte
di quel popolo e per la loro cultura, ma occorre l'umiltà di osservare
in faccia la realtà, l'operazione Iraq si sta rivelando un boomerang,
le strategie e le aspettative si sono rivelate sbagliate e purtroppo
ormai si è superato il punto di non ritorno, impossibile lasciare al
proprio destino quel popolo senza il rischio di destabilizzare tutta
l'area medio orientale, alto il prezzo da pagare al terrorismo
rimanendo.
Spero solamente che i nostri militari, ai quali va tutta la mia
solidarietà, continuino la loro opera con lo stesso spirito che ci ha
resi unici e benvoluti dalla gente comune sotto tutte le latitudini
nelle missioni di pace, che gli USA capiscano che non si può uscire dal
pasticcio senza un intervento serio dell'ONU e che in Europa una volta
per tutte si impari a camminare insieme.

Gianfranco Salvemini

P.s.: Non ho comprato ne esposto bandiere ma ricordo a chi si è
espresso con quasi disprezzo nei confronti di coloro che lo hanno
fatto, che se ci si riflette bene un posto in quella bandiera c'è anche
per militari italiani perchè sono stati concretamente operatori di pace
e forse proprio per questo sono stati colpiti.

30 Ottobre 2001
Riflessioni
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Innanzitutto saluto tutti, ed in modo particolare chi ha già espresso la sua opinione in questa sede: Walter, Roberto, Giovanni ed il mio “cuginetto” Gianfranco. Lungi da me l’idea di voler pontificare in materia di rimedi contro questa o quella piaga sociale (e purtroppo quella del terrorismo è una delle peggiori, con tutto ciò che si porta dietro), o peggio ancora di dare giudizi (lo lascio fare ad altri molto più intelligenti del sottoscritto). Quello che mi sembra emergere da questo dibattito ha più del confronto politico dove ognuno si sente leso nel suo amor proprio se qualcuno, pur senza far nomi anche se si può in effetti vedere qualche allusione, tira in ballo il circolo culturale delle giovani marmotte piuttosto che i tre moschettieri o il pistolero più veloce del west; non dobbiamo né giustificarci né vergognarci della nostra formazione.
Detto questo, rendiamoci conto che se in Italia come in altri paesi succede quello che succede e siamo diventati un colabrodo, è perché di fatto, probabilmente, a qualcuno tutto questo non deve dispiacere più di tanto o non viene preso nella dovuta considerazione. E’ adesso non parlatemi di questo o di quel governo, perché non avrebbe nessun senso, la verità è che siamo bravissimi ad identificare i problemi e le colpe ma un po’ meno bravi ad affrontarli ed a risolverli. Le guerre non sono mai giuste, le guerre portano solo morte e distruzione e voglio far parte anch’io del coro delle “frasi fatte” dicendo che la violenza genera solo altra violenza. Dopo queste clamorose constatazioni mi viene spontanea una riflessione e cioè, ma c’è qualcuno di noi che se la sentirebbe di dire quanto sopra ai superstiti o ai parenti delle vittime di quel maledetto undici settembre? Non è che anche qualcuno di noi o voi cambierebbe certi suoi convincimenti se alle nove di mattina gli atterrasse un aereo direttamente sulla scrivania?
Non voglio fare né il sensazionalista né il moralista, ma se è vero che la violenza genera solo violenza, forse è anche vero che la tolleranza ed il perdono incondizionato generano consenso ed approvazione. Se poi volessimo parlare di tolleranza e di integrazione, vorrei chiedere a qualcuno di voi di provare ad andare in uno qualsiasi dei paesi in questione e provare a fare il lavavetri ad un semaforo, o ad aprire qualche centro culturale e/o religioso. Fatemi sapere…
Queste sono e rimangono, per fortuna, considerazioni meramente personali e spero che nessuno estragga dalla fondina la sua etichettatrice formato colt visto che è uno sport molto in voga. Io non me la prendo con nessuno, poiché ritengo che nell’ambito di un linguaggio civile, sia comunque un diritto di tutti quello di esprimere le proprie opinioni, sia che questi sia un body builder che nessuno ha il coraggio di attaccare o che sia un fragile magrolino, ma che comunque esprimono le proprie sensazioni. Nessuno è obbligato a condividere, basta dirlo. E poi non è che se uno certe cose le ha lette solo sui libri o le ha sentite dire non ha diritto di esprimersi, magari chi c’era e le ha vissute ci ha capito ancora meno.
Saluti a tutti, sempre e comunque rispettoso delle opinioni altrui.

Carlo Ordanini.


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