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28 Settembre 2012
Per non dimenticare....
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….l'America è un continente. E nella seconda metà dell'Ottocento cioè quando il Congresso Americano dette il via immigrazione, questo continente era quasi spopolato.(…)
L'Italia non è un continente. È un paese molto piccolo e tutt'altro che spopolato. L'America è un paese assai giovane. Ha appena duecento anni. L'Italia, al contrario, è un paese molto vecchio. La sua storia dura, in sostanza, da tremila anni. La sua identità culturale è molto precisa e bando alle chiacchiere: da duemila anni non prescinde da una religione che si chiama religione cristiana e da una chiesa che si chiama Chiesa Cattolica. La gente come me ha un bel dire: io-con-la-chiesa-cattolica-non-c'entro. C'entro, ahimè, centro. Che mi piaccia o no, c'entro. E come farei a non entrarci? Sono nata in un paesaggio di chiese, conventi, Cristi, Madonne, Santi. La prima musica che ho udito venendo al mondo è stata la musica delle campane. Le campane di Santa Maria del Fiore che all'epoca della Tenda* la vociaccia sguaiata del muezzin soffocava. È in quella musica, in quel paesaggio, che sono cresciuta. È attraverso quella musica e quel paesaggio che ho imparato cos'è l'architettura, cos'è la scultura, cos'è la pittura, cos'è l'arte, cos'è la conoscenza, cos'è la bellezza. È attraverso quella chiesa (presto rifiutata ma inevitabilmente rimasta dentro di me cioè dentro la mia cultura) che ho incominciato a chiedermi cos'è il Bene, cos'è il Male, se il Padreterno esiste o non esiste, e perdio….
Ecco: l'ho scritto un altra volta "perdio".
Con tutto il mio laicismo, tutto il mio ateismo, son così intrisa di cultura cattolica che essa fa addirittura parte del mio modo di esprimermi. "Oddio, mioddio, grazieaddio, Gesù mio, Dio mio, Madonna mia". Mi vengon così spontanee, queste parole che non m'accorgo nemmeno di pronunciarle o di scriverle. E vogliamo dirla tutta? Sebbene al cattolicesimo non abbia mai perdonato le infamie che m'ha imposto per secoli (incominciando dall'Inquisizione che nel 1500 m'ha pure bruciato una nonna), sebbene coi preti io non ci vada d'accordo, la musica delle campane mi piace tanto. Mi accarezza il cuore. Mi piacciono pure quei bei Cristi e quelle belle Madonne e quei bei Santi dipinti. Infatti ho la mania delle icone. Mi piacciono pure i monasteri e i conventi. Infatti mi danno un gran senso di pace e spesso invidio chi ci sta. E poi ammettiamolo, le nostre cattedrali son più belle delle moschee e delle sinagoghe. Si o no? Sono più belle anche delle chiese protestanti.(…)
Nel giardino della mia casa, in Toscana, v'è una minuscola cappella. Sta sempre chiusa. Dacché la mamma è morta non ci va nessuno. Però a volte ci vado io a spolverare, a controllare che i topi non ci abbiano fatto il nido, e nonostante la mia educazione laica mi cimento a mio agio. Nonostante il mio mangiapretismo, mi ci muovo con disinvoltura. E credo che la stragrande maggioranza degli italiani confesserebbe la medesima cosa. A me lo confessò Berlinguer. Santo Cielo (rieccoci), sto dicendo che noi italiani non siamo nelle condizioni degli americani: recente mosaico di gruppi etnici e religiosi, disinvolto guazzabuglio di mille lingue e di mille religioni e di mille culture, nel medesimo tempo aperti ad ogni invasione e in grado di respingerla. Sto dicendo che, proprio perché è definita da molti secoli e molto precisa, la nostra identità culturale non può sopportare un'ondata migratoria composta da persone che in un modo o nell'altro vogliono cambiare il nostro sistema di vita. I nostri principi, i nostri valori. Sto dicendo che da noi non c'è posto per i muezzin, i minareti, i falsi astemi, il fottuto chador e l'ancor più fottuto burkah. E se ci fosse non glielo darei. Perché equivarrebbe a buttar via Dante Alighieri, Leonardo Da Vinci, Michelangelo, Raffaello, il Rinascimento, il Risorgimento, la libertà che abbiamo bene o male conquistato, la democrazia che abbiamo bene o male instaurato, il benessere che abbiamo indubbiamente raggiunto. Equivarrebbe a regalargli la nostra Patria, L'Italia. E l'Italia io non gliela regalo…..

Tratto da "La rabbia e l'orgoglio" di Oriana Fallaci. Donna libera, né di destra né di sinistra, non leghista, e che si definiva atea.
Il libro fu scritto all'indomani dell'attentato alla torri gemelle, che fu l'inizio ufficiale della guerra mossa all'occidente da Osama bin Laden ed al-Qaeda, e che che pretende di convertire tutto il mondo all'Islam.

* Nel libro si cita l'episodio della tenda installata per mesi davanti a alla chiesa di Santa maria del Fiore a Firenze, ad opera di immigrati mussulmani clandestini che pretendevano il permesso di soggiorno non dovuto. Per mesi nessuno ebbe il coraggio di farli sloggiare.
In dispregio al più elementare senso civico e rispetto religioso, i marmi della chiesa furono usati dai clandestini come orinatoi e cacatoi.

S.F.
19 Luglio 2011
Per non dimenticare....
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Genova 10 anni dopo.
La città non ha dimenticato le violenze del 2001 e celebra l'anniversario. Aspettando una riconciliazione difficile.

Augurandomi che adesso l'attivazione del link per l'articolo completo funzioni. Buona lettura.

leggi l'articolo completo

Catone il Censore
19 Luglio 2011
Per non dimenticare....
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di MASSIMO CALANDRI
Su di un lato di piazza Alimonda c'è ancora, tutto ammaccato e ossidato, uno dei cassonetti in alluminio che fermarono il Defender dei carabinieri, prima che Mario Placanica premesse il grilletto. Alla scuola Diaz hanno appeso i quadri: genitori e figli lasciano l'auto più in là, perché in via Battisti come al solito non si trova un posteggio. Poi restano a chiacchierare nel cortile dell'istituto: furono trafugate qui le due molotov fasulle che dovevano giustificare il massacro dei 93 no global. Nella caserma del Reparto mobile di Bolzaneto, dove 252 persone sono state torturate per tre giorni e tre notti, si respira un silenzio irreale e inquietante.
Quello stesso silenzio raccontato da Valérie Vie, la mamma di Avignone che aveva "violato" la Zona Rossa a braccia alzate e che dopo le manette s'era presa un bel pugno in faccia da una poliziotta. A Genova non è cambiato nulla.(…)
Sono dieci anni da quel G8 blindato, dalla repressione del movimento pacifista, dall'illusione di un altro mondo possibile. Dalla guerriglia urbana, dal Black bloc e dalle Tute bianche di Luca Casarini. Dieci anni dalla morte di Carlo Giuliani. L'anniversario di un pezzo di storia italiana irrisolta. Un lutto che il capoluogo ligure e l'universo no global celebrano in città con tre settimane di mostre, dibattiti, proiezioni di film, concerti. E una marcia, il 23 luglio. Cassandra (sottotitolo: Loro la crisi. Noi la speranza) è il nome del progetto che coinvolge una città che si ostina a non voler dimenticare.(…)

Catone il Censore
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