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"SOCIALISTA" Il vecchio insulto in voga ai tempi di Tangentopoli torna alla ribalta contro Giulio Tremonti. Da Vittorio Feltri a Piero Ostellino ad Antonio Martino, i custodi della "rivoluzione liberale" Brlusconiana gli rinfacciano i suoi trascorsi nel PSI.
Feltri, ai tempi del "Corriere" , era considerato vicinissimo a Craxi. E Ostellino subentrò alla direzione di Via Solferino con la sponsorizzazione di Craxi. Ma ciò che più stupisce nell'accusa di socialismo a Tremonti, è il silenzio degli altri socialisti che orbitano nelle istituzioni. Berlusconi era talmente craxiano da fare gli spot elettorali per Bettino. I ministri BRUNETTA e SACCONIi erano, come TREMONTI, le teste d'uovo che dettavano la politica economica del PSI. Per non parlare dei craxiani GIANNI LETTA e GIULIANO FERRARA. E di FABRIZIO CICCHITTO, che si divideva tra il PSI e la P2. Nel PCI Giorgio Napolitano, leader dei "migliorasti", spingeva per l'alleanza coi socialisti(…) Per cui suonano un po' curiose tanto le polemiche su Tremonti socialista quanto le lamentazioni per il devastante debito pubblico, perché il debito pubblico non l'ha portato la cicogna. Fino agli anni settanta i conti dell'Italia erano in linea con gli standard europei: il debito nel 1979 era il 60% del Pil. Poi arrivarono i mitici anni ottanta e la voragine cominciò a crescere. Nel 1973 quando Craxi salì a palazzo Chigi, trovò il debito al 70% e quattro ani dopo, quando cadde lo lasciò al 92%, raddoppiato in valore assoluto. Al resto provvidero gli ultimi governi a guida democristiana, che nel 1992 chiusero bottega con il buco al 118%.
Qualcuno provò a lanciare l'allarme, come Spadolini. MA LO STATISTA CRAXI, ATTORNIATO DAI TREMONTI, DAI BTUNETTA E DAI SACCONI, lo zittì sprezzante: "I repubblicani dicono di essere i cani da guardia del rigore. A questi cani noi diciamo: a cuccia!". Oggi, nel paese dell'Amnesia, si vorrebbe tenere insieme tutto: Il rimpianto per i grandi statisti della Prima Repubblica decimati da mani pulite e lo scaricabarile su imprecisati "governi del passato" da incolpare per la "pesante eredità del debito pubblico" senza mai fare nomi e cognomi.
Nel 1984 il relatore della finanziaria del Governo Craxi che avrebbe portato il debito pubblico da 234 a 289 mila miliardi di lire, si chiamava SACCONI. Che non è un omonimo dell'attuale ministro del Welfare: è sempre lui. E nel 1985 il relatore della finanziaria Craxi che avrebbe portato il debito da 289 a 336 mila miliardi di lire, era ancora SACCONI. Poi naturalmente tutti a prendersela con la "PESANTE EREDITA' DEL PASSATO". Senza precisare che quel passato era targato (anche) SACCONI-BRUNETTA-TREMONTI.
Cose che capitano nel Paese che affida la soluzione dei problemi a chi li ha creati.
Tanto l'eredità del debito pubblico la paghiamo noi, non loro. I furetti hanno pure abolito la tassa di successione.

Da un’articolo Marco Travaglio su l’Espresso del 28 Luglio 2011

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