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Dico subito che sono "quasi" d'accordo con la Signora (o signorina?) Sorrenti.
Peccato per quel piccolo particolare "meglio un luogo deputato solo al gioco" che mi impedisce di essere totalmente d'accordo.
E si, perché il dettaglio non è di poco conto e ingloba almeno due aspetti rilevanti.
Il primo è di tipo culturale:
Il gioco d'azzardo, nacque agli albori dell'umanità. Ad Adamo ed Eva il paradiso terrestre stava stretto, "azzardarono" il morso della mela per diventare simili a Dio e persero tutto.
Alla base del gioco d'azzardo sta la voglia di arricchire senza faticare, senza intraprendere, senza sobbarcarsi le mille beghe del fare economia. È evidente che un problema di tipo moral/culturale si pone; tanto più quando uno stato, per risolvere la sua incapacità di governance economica, diventa esso stesso "biscattiere" e promotore della ricerca del colpo di fortuna che sovente porta a patologia da dipendenza e rovina.
Il secondo aspetto è legato alla sicurezza. Da sempre, dove circolano false illusioni e ricerca del denaro facile, la malavita imperversa.
Non scopriamo certo l'acqua calda, è cronaca di tutti i giorni: Dove arrivano sale gioco e scommesse, arrivano mafiosi, strozzini, e droga.
Il precariato in aumento, la mancanza di prospettive per il futuro e l'incertezza diffusa, sono il terreno fertile per la disperata ricerca del colpo di fortuna definitivo. Le case da gioco, assieme al mercato degli stupefacenti, sono la risposta del marketing mafioso alla nuove esigenze sociali.
Poco importano le vetrine di apparente legalità di questi ambienti e i controlli (???) delle forze dell'ordine. I controlli sono facilmente eludibili e……manovrabili; lo dimostra l'aumento dei fatti malavitosi in quei luoghi dove le sale gioco sono andate ad installarsi.
La personale conclusione, è che nessun proibizionismo potrà essere efficace se non sarà accompagnato da una seria revisione culturale del modello sociale imperante, che vede il gioco d'azzardo come mezzo risolutore della fatica di vivere.
Homo Ludens | |  |  | | 
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