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| |  | | "Arrestate Mario Borghezio" Commenta Vedi tutti gli argomenti
di CARMINE SAVIANO
Le parole dell'eurodeputato leghista sulle posizioni di Andreas Brevik scatenano il dibattito in rete.
"Le sue posizioni sono condivisibili". "Sono cose che pensiamo in molti". "Molte idee sono buone, alcune ottime". Le parole con cui Mario Borghezio ha commentato il memoriale di Andreas Brevik, scatenano polemiche a non finire. E se alle critiche di tutto il mondo politico italiano si aggiunge, in queste ore, una presa di distanza da parte del Carroccio, in rete il caso dell'eurodeputato leghista è tra i più dibattuti.(…)
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"Arrestate Borghezio".
Su "Il Futurista" (giornale finiamo), è comparso un articolo che spiega le ragioni della "richiesta di arresto".:
….La mia richiesta di arresto del criminale Mario Borghezio non è una battuta. In nulla considero questo politicante leghista diverso da Anders Breivik. Penso sia un soggetto pericoloso, la cui potenzialità a delinquere rappresenti un alto rischio per l’incolumità degli italiani. E non scherzo affatto. Benché faccia più pena che paura, Mario Borghezio va messo in condizione di non nuocere. Va rinchiuso, perciò, in una patria galera.
Ciò, oltre che auspicabile, è possibile. Basterebbe che un magistrato aprisse un fascicolo a suo nome al fine di indagare se vi siano, in questo caso, gli estremi per applicare l’articolo 1 della cosiddetta legge Mancino del giugno 1993, ove si fa riferimento alla punibilità di chi “propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.
Mario Borghezio si è macchiato di un reato gravissimo, che tra l’altro ci espone come cittadini europei al ludibrio e al disprezzo generale. La fesseria tipicamente italiana per cui un parlamentare possa dire qualsiasi cosa senza rischiare di pagarne le conseguenze è, oltretutto, una leggenda. Il pregiudicato Umberto Bossi, sebbene non possa essere incriminato per nepotismo, è già stato condannato a una multa per vilipendio avendo detto, nel 1997: «Quando vedo il tricolore io m'incazzo. Il tricolore lo uso soltanto per pulirmi il culo». Se in passato si fosse applicata la legge, metà del deprimente apparatnik legaiolo sarebbe andato dietro le sbarre, magari a far gara di rutti o di pernacchie. Si badi bene, lo stesso identico discorso vale per quei criminali che in passato urlarono o scrissero “dieci, cento, mille Nassirya”. La questione non riguarda infatti lo schieramento o l’appartenenza ideologici ma ha a che vedere con il nostro auspicato ingresso nella comunità civile. D’ora in poi chiederemo sempre l’applicazione della legge in materia di istigazione a delinquere. …
Catone il Censore | |  |  | | 
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