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DOV'E' S.MARIA?

E’ questa la domanda che mi fu po­sta qualche tempo fa da un appas­sionato milanese di archeologia che avrebbe voluto visitare il sito in cui sono venuti alla luce reperti proto­storici, celtici e romani, oltre alle fondamenta della chiesa annessa al complesso conventuale francescano di S. Maria in Campo al confine tra i Comuni di Binasco e Casarile. Aveva visto il luogo segnalato su una carta topografica edita dalla Provincia.

S. Maria non c’è più: è sparita, in­goiata dalla na­tura che si è ri­presa il suo spazio seppellendo il sito sotto salici, erbe , arbusti. La natura sa far bene il suo mestiere, contra­riamente agli amministratori locali. Certo la natura non ha in­teressi da proteg­gere, lobby da ac­contentare, alle­anze politiche da consolidare o da stipulare: la na­tura vuole solo vivere.

Visitato il lussu­reggiante bo­schetto di due pertiche in mezzo alla risaia, l’appassionato milanese, risalendo deluso e stralunato in auto, disse:”una barbarie! Un patrimonio di inestimabile valore abbandonato alla distruzione. Forse Binaschini e Casarilesi hanno quello che si me­ritano: se accettano l’ignoranza del loro straordinario passato, non po­tranno mai costruirsi un futuro in armonia con le valenze storiche ter­ritoriali”.

Questa dura affermazione scaturì dopo che ebbi narrato per l’ennesima volta all’ennesimo visi­tatore le vicende del sito archeolo­gico e del Comitato per il recupero archeologico di S. Maria in Campo: la mobilitazione per la raccolta di fondi; il successo delle tre campa­gne di scavo degli anni 1990-92 con l’apporto di decine di volontari en­tusiasti; il rinvenimento di 119 tombe e di centinaia di reperti asse­gnabili ad un arco cronologico compreso tra il X secolo a. C. e il XV secolo; il problema di proteg­gere con opere di consolidamento i resti dell’edificio religioso in se­guito al benestare della Sprinten­denza archeologica della Lombardia che ne aveva autorizzato il mante­nimento in superficie delle strutture nella prospettiva della loro auspica­bile musealizzazione; il progetto di parco urbano archeologico-naturali­stico intercomunale che il Comitato presentò alla cittadinanza, ai sin­daci di Binasco e Casarile, alla dire­zione del Parco Sud, alle forze po­litiche locali (che ne spolverano puntualmente il ricordo durante le campagne elettorali).

Oggi lo slancio propositivo del Co­mitato si è spento: i suoi membri e coloro che ne hanno condiviso da vicino l’azione, senza intenti stru­mentali, hanno però la chiara con­sapevolezza dell’arricchimento culturale che hanno acquisito dalla scoperta di questo straordinario sito e dalla conoscenza della documen­tazione archivistica ancora inedita che in questi dieci anni è stata tro­vata.

Poichè - fortunatamente - la spe­ranza è l’ultima a morire, oggi, dopo innumerevoli incontri con amministratori, direttori, responsa­bili, vicedirettori, ecc., si intravede la possibilità di allestire un museo in cui esporre i reperti più importanti recuperati con percorso didattico-esplorativo. A tale scopo è stato edito un libro dal titolo Binasco tra storia e leggende, per mezzo del quale si raccolgono fondi per finan­ziare questa iniziativa. Dove si farà questo museo? Possibilmente a Bi­nasco, ma non si esclude nessun al­tro Comune, i cui amministratori si mostrino illuminati e desiderosi di custodire un patrimonio culturale di inestimabile valore.

 

(Alberto Cuomo)

 

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