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"Piazza Paperopoli"



"Piazza Paperopoli"

Una riflessione

I vostri pareri


"Piazza Paperopoli"



E' parecchio tempo ormai, che il centro storico della nostra Binasco ha subito un forte cambiamento, dal punto di vista architettonico.Da quando il vecchio edificio, che fino al 1994 ha ospitato l'oratorio S. Luigi, è stato demolito, un grosso cantiere ha dato vita ad un nuovo insediamento: una piazzetta piuttosto ampia su cui si affacciano due fontane ed i nuovi edifici della Cassa Rurale.
Un intervento davvero interessante e, a parer mio anche bello, che però si è dovuto scontrare con la polemica scatenatasi dalle voci di tanti Binaschini, i quali hanno cominciato a sparare a raffica nei confronti della Banca locale, finanziatrice dell'intero progetto, accusandola di aver "speso male " i nostri soldi costruendo "la piazza dalle due papere".
Dobbiamo infatti precisare che il casus belli non è consistito nell'intero intervento ma principalmente nella posa di quattro statue, dal colore dorato, rappresentanti papere, poste nelle fontane e ai bordi della piazzetta: oggetti ritenuti dai più inutili e soprattutto privi di qualsiasi legame con il resto dell'insediamento e con il paese.

Ebbene se dovessi rispondere personalmente a queste polemiche, direi che esse sono prive di fondamento.Vi spiego subito il perché.

Il nuovo edificato ha portato alla creazione di uno spazio aggregativi(la piazzetta) che involontariamente ha tolto un po' di centralità alla piazza principale (p.zza Beata Veronica): si è così dato vita ad un vero e proprio, anche se lieve, decentramento.Se infatti prima l'unico grande luogo di ritrovo all'aperto era la piazza Beata Veronica, ora l'angolo tra via Dante e via Roma offre sicuramente un'alternativa.

Si comprende dunque la grande importanza dell'intervento per la vita anche sociale del paese e di conseguenza la necessità di attribuire ad esso uno stretto legame con il contesto urbano entro cui esso si inserisce.
Dobbiamo poi aggiungere che l'ente finanziatore e possessore del luogo, ossia la Cassa Rurale, è una realtà che ha già nella sua storia un forte legame con la reatà locale, in quanto ha contribuito in larga misura allo sviluppo in tutti i campi del nostro paese e non solo. Ora, il simbolo della papera a parer mio è quello che più si addice a tutto questo discorso: esso rappresenta un animale che ha sempre popolato i corsi d'acqua del nostro paese e della nostra zona, è un essere protagonista dei nostri luoghi e soprattutto di quella realtà su cui la Binasco di oggi ha gettato le proprie basi: la realtà della campagna, di quella quotidianità fortemente rurale che c'era e che c'è, che è stato il punto di partenza per lo sviluppo della nostra piccola società e che forse oggi tendiamo un po' a dimenticare.


angolo tra via Dante e via Turati, com'era nel 1960


Ritengo perciò superficiale il discorso di chi polemizza contro la Banca perché si è permessa di ricordarci in maniera del tutto originale quel mondo particolare da cui noi tutti proveniamo, e quel lento progressivo sviluppo a cui la stessa ha fortemente collaborato e a cui collabora, che ci ha accompagnato fino ad oggi e che ci darà una spinta verso il futuro.

Paolo Bissa

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Vi invitiamo a leggere attentamente l'editoriale di Giugno



26/06/2000
La piazza in oggetto viene chiamata in mille modi, TUTTI più o meno ridicoli.
Per quanto riguarda le due fontane, penso che siano molto azzeccate, MA LE PAPERE...
Per il materiale utilizzato ricordano i monumenti del cimitero!!!
Penso che non vogliano dire proprio niente e l'unica nota positiva che ho riscontrato è che i bambini si divertono un sacco a salirci a cavalcioni! (allora forse era meglio, con lo stesso investimento, fare un bel PARCO GIOCHI!!!).

Inoltre non sono così certa che le lamentele siano sorte perché la Piazza della Chiesa ha perso il "primato di aggregazione..."

Diletta Tondù


01/06/2000
Devo ammettere che la prima volta che ho visto le famose paperelle d'oro ho pensato che erano un'abbellimento piuttosto stravagante. Avendoci ormai fatto l'abitudine devo dire che le apprezzo ogni giorno di più. La sera quando passo vicino alla piazzetta illuminata con la fontana la prima cosa che mi passa per la testa è "Certo che quest'angolo di Binasco è proprio carino" e ho l'istinto irrefrenabile di fermarmi e sedermi qualche minuto sul muretto. Quando sono in giro per il paese con la mia sorellina o con le mie amiche, la piazzetta è ormai diventata una tappa irrinunciabile. Secondo me ci voleva una fontana a Binasco e il fatto che ci siano le papere non svilisce affatto questo spazio.
Riesco quasi a immaginare le prossime sere d'estate con bambini che mangiano il gelato correndo per la piazzetta e i nonni seduti a cercare un po' di refrigerio. Un'ultima cosa in difesa degli scarponi calzati dalle papere. Forse se avessero avuto i piedi palmati non avrebbero avuto una base abbastanza stabile per sostenere il peso del corpo (come qualcuno mi ha fatto notare).

V. G.


30/05/2000
Caro Francesco

Sono d'accordo
Al lontano osservatore, ma anche a molti Binaschini, fanno specie oltre che il cannone anche la costruzione davanti alla Chiesa di Santo Stefano, o quella di Piazza Gramsci sul lato Ticinello, che ha occupato il posto dell'Osteria; le costruzioni di Binasco due aggiungo io e ne potrei aggiungere molte altre. Però mi chiedo; queste cose si debbono alle passate responsabilità di qualcuno o si sono fatte da sè?

Sono molto d'accordo
Binasco nel suo piccolo ha dato i natali a grandi uomini e grandi spiriti, il cui pensiero e le cui opere sono sconosciuti ai più. Converrai quindi con me che è opportuno che vadano trovate le giuste risorse e intensificati gli sforzi per farli conoscere "in luogo". Certo la cassa non mancherà di finanziare anche qui operazioni pregevoli come ha fatto per le "Tarsie del lotto" a Pavia.

Non sono d'accordo
Non credo che le polemiche su "Binasco 2000" siano solo frutto della cosiddetta "cultura del dissenso", credo piuttosto che siano frutto della sensibilità ferita della gente comune e reazione a teoremi perlomeno comici come quelli espressi nell'articolo introduttivo a "piazza Paperopoli"

Sono scettico
Nell'antico borgo il dissenso ha sempre avuto dimora rispettata?
Ne sei proprio sicuro?

Sono preoccupato
Pulcinella e il suo bastone se ne sono andati da molto tempo, del resto non hanno mai fatto veramente male a nessuno, al suo posto sembra prendere posto una moltitudine di Arlecchini dai camaleontici costumi, sempre pronti a dare il loro consenso al padrone di turno.

Un saluto

Gianfranco Salvemini


28/05/2000
Raccolgo l'invito a collaborare rivoltomi dagli amici della redazione di Binasco 2000.

M'inserisco anch'io nella discussione de "Le papere e i cannoni", per affermare che, in fin dei conti, questi elementi interessano solo a quella cultura del dissenso che ha sempre avuto dimora rispettata nell'antico Borgo. Proprietari disponendo, le papere potranno andare negli orti o nel prato del Castello come davanti al supermercato di Via Turati, dove -un tempo- sostavano in un acquitrino.
Al lontano osservatore di cose e fatti Binaschini fanno più specie altri elementi, quali la costruzione davanti alla Chiesa di santo Stefano, o quella di Piazza Gramsci, sul lato Ticinello, che ha occupato il posto dell'Osteria.
D'altro canto c'è in Binasco, un capolavoro nazionale sconosciuto: la scultura del Beato Baldassarre Ravaschieri, posta a fianco dell'altare della beata Veronica, realizzata da un Binaschino: Giovanni Antonio Omodeo ( o Amodeo) - di cui la città di Bergamo ha realizzato qualche hanno fa una mostra internazionale di tutte le sue sculture - in parte raccolte ora in mostra permanente.
Nei più famosi musei d'arte, le miniature di Francesco Binasco ( o B.F.). Nelle università i trattati dell'Umanista Andrea Alciato, gli scritti ed i sonetti di Teodoro Villa e Filippo Zaffiri , professori conpaesani chiamati all'Universita di Pavia da Maria Teresa d'Austria.
In Italia esiste un solo paese che, con trecento anime, ha dato tre beati e tre umanisti professori universitari quali quelli ricordati.


Del sacerdote Teodoro Villa un sonetto su Pulcinella:

Innamorato io son di Pulcinella
e più lo veggio e più vorrei vedello.
Mi piace il suo piramidal cappello,
e quella testa fatta a scodella,

e il naso esplorator che monta in sella
sulla gra bocca, e il rider da bordello
e quella nuca senza un capello,
e quella catarrosa sua favella,

e ogni suo maledetto scerpellone
e quel suo dimenarsi al naturale
e il far rumori in faccia alle persone,

e il volto che par proprio uno spedale
mi piace, e in fin mi piace il suo bastone
pur sempre vittorioso e trionfale.

Il bastone di Pulcinella vince ancora?

Francesco Gatti
Il sindaco ci scrive (27/07/2000)


24/05/2000
Le galline dalle uova d'oro. Ho letto con disgusto l'appassionata apologia in difesa della Piazza di Paperopoli. A mio avviso un pensiero senza bussola. Probabilmente, di fronte a tali sofismi, se Socrate fosse ancora vivo, berrebbe di nuovo la cicuta. Questa volta per disperazione!
Non è mio interesse approfondire il discorso dal punto di vista estetico, si tratta infatti di un'iniziativa privata, tuttavia dal momento che sto scrivendo, mi permetto di dissentire sul fatto che le quattro papere dorate ricordino la cultura rurale della nostra realtà, piuttosto mi fanno pensare al consumismo sfrenato degli anni '80.
E' evidente, e non senza fondamento, la discontinuita' con il resto degli insediamenti del paese.
Come sostiene l'amico Gianfranco, dubito razionalmente che quest'idea sia nata con un intento ricreativo o aggregativo. Passandovi di rado, per non urtare il mio gusto estetico, l'unico spunto ricreativo che ho notato è stato quello delle tasche piene di coloro che uscivano dallo sportello della Banca.
Una volta lo spunto aggregativo nasceva dalla naturale spontaneità, dall'amicizia, dalla comunanza con lo spirito del luogo, dalla fantasia della gente, dalla condivisione dei problemi del vivere. Se oggi lo stimolo all'aggregazione ha come suo punto centrale una banca, certamente lo stare insieme nasce dalla funzionalità e dal potere del denaro e ha quindi perso la naturalezza, ingenua, paesana, rurale, delle piazze di un tempo.
Papere dorate con scarponi sarebbero il simbolo e il ricordo delle nostre campagne? Per cortesia...
La realtà della campagna è ben altro, è cascina, fieno, erba, sudore sulla fronte, calli sulle mani, schiene piegate sotto il sole delle risaie...
Per fortuna la superficialità dell'apologia, l'originalità spicciola di questi falsi simboli romanzati, si scontra con un mondo che ha ancora la forza di pensare.
Altro che spinta verso il futuro...servirebbe maggior rispetto nei confronti del nostro passato e delle nostre tradizioni.
Rimpiango l'eleganza di un bel silenzio sull'argomento, chissà, forse avrebbe regalato, se non altro, maggiore dignità all'iniziativa.

Alessandro Zaino


01/05/2000
Confortato dalle dotte spiegazioni di Paolo Bissa in risposta alle polemiche circolanti sulla collocazione delle paperelle nella nuova "Piazzetta Rurale ed artigiana", pongo fine alle mie notti insonni e mi concedo finalmente sereni riposi.
Già.
Vivevo nell'errata convinzione che, urbanisticamente parlando, un centro di aggregazione per essere tale dovesse essere strutturato sulle molteplici esigenze di socializzazione degli abitanti di un territorio e quindi, essere dotato anche di strutture come un bar, oppure un circolo, un centro culturale sempre attivo, un osteria (magari ce ne fossero ancora!) oppure un vero spazio giochi per bambini con giardino e panchine per le mamme.
Non avevo capito niente!!!
Basta uno sportello bancario e qualche paperella di bronzo e tutti a fare la fila per "aggregare" al punto che, i titolari degli esercizi pubblici di Binasco, sicuramente dovranno dotarsi di personale con monopattino per fare la spola dai portici a "Piazzetta Rurale," se non vorranno essere spiazzati dalla perdita di centralità della piazza principale preconizzata da Paolo.
Però è strano, questa notte, durante il primo sonno sereno, ho avuto un incubo; mi pareva che quando al posto della nuova piazza c'era il vecchio oratorio, il circolo cattolico e la cooperativa dei falegnami, questo angolo di paese fosse estremamente vivo e creativo, c'erano sempre un mucchio di giovani e con l'aiuto dei falegnami si facevano dei carnevali memorabili, invece, il nuovo spazio e il nuovo percorso pedonale che porta alla piazza principale, mi apparivano funzionali quasi esclusivamente alle esigenze della banca e dei suoi utenti e col far della sera, cessate le attività, scendeva sul tutto un cupo silenzio foriero di fosche riflessioni sull'assetto urbano di Binasco, il quale, mi sembrava perlomeno discutibile dal punto di vista dei collegamenti tra la zona storica, le zone adibite quasi totalmente a villette degli anni '50 e '60 e le scellerate edificazioni di Binasco due; l'assurda viabilità, la scarsa e disarticolata dotazione di piste ciclopedonali e la mancanza di un parco urbano veramente vivibile come quello che un gruppo di Binaschini impazziti, compreso il sottoscritto, progettarono per l'area archeologica di S.Maria in Campo e proposero alle amministrazioni di Binasco e Casarile agli inizi degli anni novanta.
Questa mattina, quando mi sono svegliato, mi sono reso conto che è stato solo un brutto sogno, sicuramente l'ultimo, mi sono vestito e per dimenticare mi sono recato gaudente ad "aggregare" allo sportello di Paperopoli.

cordialmente

Gianfranco Salvemini


29/04/2000
Dico solo poche delle tante cose che avrei da dire a riguardo:

  • una volta sì che c'era un vero centro di aggregazione ed il muretto del castello era pieno di gente,dal vecchio oratorio fino al monumento ai caduti
  • è meglio un vecchio,umano oratorio o un nuovo e funzionale (?!) sportello bancomat?
  • la realtà campagnola cui si riferiscono le papere con le scarpe (quando c'è il sole i bambini si scottano le chiappe se ci si siedono sopra) è forse quella dei podisti che si vedono correre tutte le sere nell'hinterland binaschino?
- cordialmente-
Pino Abete (Edoardo Oliveri)


29/04/2000
Sono felice di queste opportunità che vengono data noi trafficanti di Internet, questo è un bellissimo modo per sparare parole e parole su qualsiasi argomento proposto dalla redazione di Binasco 2000. L'importante, dal mio punto di vista, è che bisogna dare un' impronta umoristica a questi argomenti, come ha fatto Eugenio.
Io propongo che al posto delle oche vengano posati dei bei curnag in volo.
Poi vedendo la foto del vecchio oratorio mi prende una grande nostalgia, come del negozio dell'Angelino dove noi ragazzi andavamo a prendere il famoso panino con l'antipasto.
Ma ci sono altre cose famose che la banca ha cancellato: il cinema, la sala Fiammenghi, il circolino, la grotta con la Madonnina e i nostri ricordi di gioventù. [un pensiero al riguardo]
Ha fatto bene o ha fatto male?
Non lo so, la parola ai sapientoni che sanno sempre tutto perché loro hanno fatto le scuole alte (4°-5° piano)

Chiudo con la seguente frase storica: "Fa pusé dan un gnurant che una guera"; chi ha orecchie per intendere in tenda…. Gli altri in roulotte.

Gino Gilera (Walter Pellegrin)


29/04/2000
Per noi mamme di bimbi piccoli la piazzetta delle "Papere" è già un punto di aggregazione (vedere la Domenica mattina per credere); ci si può sedere, non ci sono buche (numerose sul sagrato della Chiesa altro punto di ritrovo per mamme,carrozzine, passeggini, bimbi ai primi passi .......) e chissà che refrigerio dalle fontane quando verrà l'afa estiva!!!
I commenti filosofici ed estetici li lascio ad altri a me basta la funzionalità!

Claudia Oliveri


27/04/2000
Credo che la Cassa Rurale, essendo un istituto di credito cooperativo, debba rendere conto delle sue spese solo ai suoi soci.
La popolazione è chiamata in causa solo in termini di amministrazione comunale e piano regolatore.
Con l'approvazione dei suoi soci, e nel rispetto delle leggi comunali, la Cassa Rurale avrebbe potuto mettere anche la sirenetta di Copenhagen.
Detto questo, le ragioni mosse dall'amico Paolo Bissa mi sembrano una debole difesa dei palmipedi della piazza con argomentazioni un po' forzate.
Vedere la nuova piazzetta come spazio di aggregazione è un eufemismo e comunque esula dall'oggetto del contendere.
L'evidenziazione del "forte legame con la realtà locale" della Cassa Rurale è assolutamente ininfluente nella questione (se la questione sono le papere).
Il simbolo della papera non mi sembra così emblematico della "ruralità" (peraltro persa già da tempo) del paese.
Penso invece che:

  • Alcuni canoni estetici sono estremamente personali.
    A me la piazza piace. Non sono entusiasta delle papere ma non escludo che il mio senso estetico non abbia i requisiti necessari per poterle apprezzare.
  • Binasco mostra una spiccata propensione alla critica (evidenziata anche in altre occasioni) più o meno costruttiva, distruttiva o fine a se stessa. Non è una cosa del tutto negativa perché comunque, in qualche modo, può rappresentare la "vivacità" della comunità.
Roberto Gerli


27/04/2000
Pima di tutto un consiglio ai propietari della piazza: mettete una catena o un paletto dalla parte di via Dante se no finisce come Sabato notte che qualcuno l'ha presa come parcheggio; poi gli animali in bronzo potrebbero anche andare bene ma era meglio davanti alla filiale di Lacchiarella, a Binasco avrei messo delle belle verze in bronzo; penso che i binaschini le avrebbero gradite più delle papere.
Comunque va bene, così evitiamo quello che ho detto in precedenza di far parcheggiare le auto su quella piazzetta.

Eugenio Ricci