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"Luccio"    
 



Capitolo Primo

Capitolo Secondo
 
Capitolo Terzo

Capitolo Quarto

Capitolo Quinto

 

Luccio
 


Capitolo terzo.


Giorni dopo, il pulmino privato guidato dal noto ubriacone di Binasco Eleuterio Brocchini, faceva ritorno
dalla consueta gita in collina a Romagnese, che tutti gli anni avveniva lo stesso giorno ed alla quale
aderivano pochissimi temerari.

- T’è vist Luis se ghè scritt sul giurnal in coeu ?

Fece notare l’ anziano Filippo al suo compagno di posto.

- Ghè scritt chel Pocaerba l’è scapà dal Mondino ier sira insema a chel macelar del Piercinzione… A par
ch’en diventà amis !

La notizia si diffuse immediatamente tra i curiosi passeggeri, che subito attorniarono Filippo avidi di
notizie. Anche l’autista Brocchini, già allegro di suo, abbandonò la guida del mezzo attirato dal capannello
creatosi.

- Voeri ved anca mi !
- Ma ta se matt !?

Furono le ultime parole dello sbigottito Filippo, prima che il pulmino precipitasse nel Naviglio.
Dopo attimi di panico, quasi tutti i gitanti riuscirono a raggiungere la riva, imprecando contro l’ autista
Brocchini che per sua sfortuna era rimasto bloccato con la gamba in un finestrino.

- Dem una man invece da dimm dre parulasc !

I sopravvissuti calcarono ancor più la dose, e proprio in quel momento, la testa di un luccio enorme sbucò
dalle acque inghiottendo interamente il povero Bocchini, del quale rimasero solamente le sue due scarpe a
galleggiare assieme agli altri relitti.
Tra gli increduli spettatori del dramma calò un gelido silenzio.

- Ma l’ era un pes !?
- Eh sì, a l’ era un lusc da almen ses meter !

Addirittura qualcuno svenne, e attimi dopo, le sirene dei Carabinieri lampeggiavano sul luogo dell’
incredibile tragedia. Il Maresciallo Dedotto iniziò a porre domande ai testimoni ancora sotto shock.

- Insomma, secondo voi è stato inghiottito da un pesce enorme ! Ma vi rendete conto di cosa state
dicendo !?
- Maresciall, l’ em vist tuti ! Adess sa fem ?
- Qui bisogna agire !

Fu la decisa presa di posizione di Dedotto.
Il giorno seguente, si presentò in caserma l’esperto richiesto dal Maresciallo: il Professor Guido Di Savona
del team dell’ acquario di Genova.
Appresa la situazione, lo scettico Di Savona convinse Dedotto a seguirlo su un’imbarcazione leggera, che
avrebbe esplorato il tratto incriminato del Naviglio.
La piccola barca prese le acque con a bordo il Professore, il Maresciallo e il guardapesca della zona
Giarmani, persona esperta nel suo campo e uomo dai nervi saldi.

- Cosa sta facendo adesso ?

Chiese nervosamente Dedotto a Di Savona, intento a scagliare manciate di pastura.

- Sto sondando questo tratto per valutare la situazione, ma sappiate che le vostre storie poco mi
convincono… Avete idea di che cosa vuol dire un pesce di sei metri in queste acque !? Ma dove volete che si
possa nascondere?...
- Sciur, mi cunussi i persun clan vist, en tuti pescadur cume mi… En no di barlafus!

L’esperto non capì una sola parola di quelle pronunciate dal guardapesca locale, ma sorvolò.
Arrivati nelle vicinanze dei maestosi mulini della Certosa, i tre uomini capirono subito che qualcosa non
andava. Diversi operai li chiamavano ad ampi gesti, e uno di loro mostrò un paio di scarpe grondanti d’
acqua.

- Al lusc l’ è passà da chi ! L’ ha mangià al Giancarlo cun una bucada sula e poeu l’ è scapà vers
Pavia !

L’indomani, sulla “ Provincia Pavese ”, era posta in prima pagina la foto che ritraeva il collega del povero
Giancarlo, il quale teneva in mano le sue scarpe gocciolanti.
Più sotto invece, tra i vari articoli che invadevano ormai tutti i quotidiani, spiccava la notizia dell’
ingaggio di Gaetano Corrente, il più abile pescatore d’ acqua dolce di tutta la Lombardia.

Sotto ad uno splendido sole estivo, Corrente si presentò davanti alle telecamere nazionali a bordo del suo
personale motoscafo, stando eretto sulla prua con le mani ai fianchi ed il volto scolpito dal vento, ed
assumendo pose plastiche per i flash dei fotografi. Il ponte coperto di Pavia era gremito di curiosi
festanti, che lo acclamavano e salutavano con i loro fazzoletti.
Corrente ricambiava il saluto atteggiandosi come una star e mettendo in bella mostra la sua valorosa canna in
fibra di carbonio, decorata col suo nome luminoso e lampeggiante e con la quale aveva recentemente catturato
un pesce siluro di 72 Kg.

- Pavia non temere !

Urlò prima di conoscere il buio della morte ed essere trascinato in acqua dal terrificante luccio, balzato
sulla sua imbarcazione e scomparso nel volgere di un istante. Il panico ed il caos si diffusero a macchia
d’olio, e l’intera popolazione di Pavia e dei comuni limitrofi evacuò, abbandonando la città e trovando
rifugio sulle colline di Casteggio e dell’ Oltrepò Pavese.
Soltanto molte ore dopo, il Ministero dell’Interno, grazie ad una meticolosa campagna psicologica di
convincimento, riuscì a riportare le masse verso la città.
La prima mossa dei cittadini terrorizzati, fu l’ istituzione di una taglia di 30 milioni di Lire italiane per
chiunque avesse catturato il luccio.

- Ma in due a l’ è che ta vet, Luciano !?

Domandò la stupita Peppina al marito, intento a sgattaiolare fuori dall’ uscio dopo cena.

- Vu a pescà…
- Ma ta se diventà matt !? En tri ann che ta ve pù, e adess ta vegna in ment
d’ andà a pescà !?
- E, sa ghè !? Vu a fam mangià un pu dai sansal !

Detto questo, l’ uomo chiuse la porta e poi infilò le rimbombanti scale del suo condominio, per scendere in
cantina e recuperare il suo vecchio quadrato.
Solo ore dopo l’ agitata moglie realizzò il dramma, quando le capitò tra le mani la pagina della Provincia
riportante la notizia della taglia.

- Ma ta voer vedè che chal cretino dal me om a l’è andai a fas mangià dal lusc !?

Così fu, e quella notte, altri sventurati seguirono la sorte del povero Luciano, accecati da quell’avidità
che condusse alla rovina interi popoli e che ancora oggi, spesso ci condanna ad una schiavitù subdola ed
immorale.

Tutte le autorità della Lombardia si riunirono così attorno ad un tavolo, per esaminare il caso e prendere le
decisioni necessarie alla sua risoluzione.
Tra le varie proposte, venne presa in considerazione quella di un ingegnere Bergamasco, il quale mostrò un
piccolo plastico rappresentante il ponte delle barche di Bereguardo, che a suo parere si trovava nella
posizione ideale per imprigionare il luccio in un sistema di reti, dopo averlo spinto più a valle da
Vigevano, luogo dell’ ultima segnalazione.
I presenti alla riunione erano divisi in due fazioni, ed il caos generale fu placato da un improvviso colpo
di pistola, che fece cadere un grosso pezzo di intonaco dal soffitto.

- Ma lei è un pazzo !

Esclamò uno dei tanti assessori.

- No, sono Giorgio Tronchi…e sono qui per vendervi i miei servigi…

A quel punto, il presidente della Regione Lombardia di quel periodo, intervenne indignato:

- Ma si può sapere chi ha fatto entrare quest’ energumeno !?
- Piano con le parole ! Io conosco il Ticino come le mie tasche ! Sono nato su un isolotto interno e
sono sempre vissuto lì…Non so leggere e non so scrivere il mio nome, ma vi garantisco che se mi date 60
milioni quel pesce ve lo catturo io…Altrimenti tenetevelo…

Una serie d’insulti e contestazioni si sollevò verso Tronchi, che come un vero bullo del cinema Americano
stava eretto di fronte a quella schiera di politicanti, squadrandoli e mordicchiando alcune piccole alborelle
fritte che si lanciava in bocca.
Infine, il pescatore pose lo sguardo sul plastico dell’ingegnere Bergamasco, ed iniziò a ridere a crepapelle
tenendosi la pancia.

- Quando avrete bisogno di me, cercate un certo Marzapane di Motta Visconti… E’ l’ unico al
mondo che sa dove abito…

E detto questo, continuando a ridere, se ne andò.
L’ intrusione del Tronchi ebbe come esito un voto unanime a favore del progetto dell’ Ingegnere, ed il piano
denominato “ Ponte delle barche “ scattò in una delle prime giornate d’autunno.
Una ventina d’imbarcazioni d’ogni dimensione iniziarono a discendere il Ticino partendo da Vigevano. A bordo,
i naviganti battevano freneticamente l’acqua con grosse pertiche per far discendere il luccio verso valle.

- Bene così!... Lo stiamo spingendo verso il ponte delle barche !

Esclamò uno dei tecnici, avvistando un’enorme schiena di luccio emergere nella zona di Besate.
Nel tardo pomeriggio, con tutte le televisioni nazionali collegate in diretta,
l’ Ingegnere ideatore del piano si sistemò al centro del ponte, dove spiegò nei dettagli come sarebbe
avvenuta la cattura.

- Come potete vedere, in questi giorni a causa delle piogge il fiume si è ingrossato…Ciò aggrava ancor
più la situazione, perché i barconi di cemento armato sono già sollecitati dalla spinta della corrente e la
forza incredibile del luccio potrebbe smuoverli dalla loro sede, provocando una catastrofe…In ogni caso non
c’è nulla da temere: il mio piano è perfetto ! Il luccio seguirà uno speciale cunicolo composto di reti e si
immetterà in una buca che abbiamo scavato nei giorni scorsi, rimanendovi imprigionato !

Al termine del discorso, la folla iniziò a rumoreggiare, dato che ormai erano visibili in lontananza le
imbarcazioni che stavano spingendo il pesce a valle.
Tutta la nazione seguiva la vicenda in tv e stava col fiato sospeso, quand’ ecco che proprio sul più bello
irruppe la pubblicità, causando sdegno e le imprecazioni di tutto il popolo Italiano, da Bolzano fino a Catanzaro, isole comprese.