I ricordi d’infanzia di
Luigi Porri - 1a parte
di Andrea Zurla e Fabien Riccardi
[11 maggio 2000]
Sono nato a Binasco il 2
febbraio 1911 in via Manara.
Abbiamo vissuto la nostra gioventù come ragazzi molto poveri, ma
affiatati. Eravamo tutti della stessa "categoria", allegri, fiduciosi l’un
l’altro. Ci mancavano parecchie cose. Io ero l’ultimo di ben 15 fratelli, ma a
Binasco in quegli anni le famiglie erano tutte molto numerose, 6 o 7 figli.
C’era molta miseria. Ho frequentato le
scuole elementari, ma a undici anni ho iniziato a lavorare per aiutare la mia
numerosa famiglia. Ho fatto il garzone dei muratori.
Le scuole elementari erano nella
corte dove ora si trova la mutua, all’inizio dell’attuale via Matteotti. Le
lezioni erano più semplici, facevamo aste e punti tutto il tempo; anche
l’istruzione era povera. Si giocava e si stava insieme in povertà.
Dopo aver fatto il
garzone, ho incominciato ad imparare il mestiere del calzolaio: prima qui a
Binasco sotto i portici, dopodiché a Milano in via Vigevano.
In paese non c’erano fabbriche, molti andavano a lavorare a Milano:
partivano a piedi il lunedì mattina e si fermavano tutta la settimana fino al
sabato sera, rimanendo a dormire nei cantieri per risparmiare i soldi del
viaggio.
I nostri giochi preferiti
erano molto semplici: la stecca (lippa), un pezzo di legno tagliato a cuneo e
una stecca per farlo saltare in aria e colpirlo con più forza possibile per
farlo arrivare più lontano degli avversari. Rubabandiera. La ruota, che
consisteva nel far girare un cerchio di bicicletta con un bastone. La rella, che
era una specie di trottola che si faceva partire grazie ad un frustino. I
trampoli. Giocavamo anche a calcio, utilizzando un
pallone fatto di stracci. Giocavamo sempre a piedi nudi; le uniche calzature che
avevamo erano gli zoccoli.
Il nostro posto preferito per giocare era la piazza della chiesa. A
quei tempi era molto più bella, era cinta da paracarri uniti tra loro con delle
sbarre di ferro; all’interno c’era un rustico con la pompa dell’acqua (l’acqua
usciva facendo girare la ruota).
Il ponte del ticinello
(piazzetta Gramsci) era sbarrato per non far passare i cavalli, ci si passava
solo a piedi. Il castello era molto più bello e la sua
muraglia molto più alta: all’interno c’erano le prigioni e la prefettura. Quando
uscivamo da scuola andavamo al cantinone a prendere il pentolone con la minestra
da portare ai detenuti.
Tempo fa c’erano anche gli
stallazzi: i corrieri che a cavallo consegnavano la posta destinata da Milano
alla città di Pavia. Arrivati a Binasco si fermavano per il pranzo e per far
riposare i cavalli nelle vecchie locande del paese: il Cantinone, I tre re,
Della Corona……… (Continua)
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