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In missione con noi...

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Padre Guido Colussi chi era?

Dal suo libro biografico: … " Sono nato a Casarsa della Delizia, mamma Assunta mi diede alla luce il 26 febbraio 1912, ero il quinto di una nidiata di ben tredici figli, dopo di me ne arrivarono altri otto … Beh a quel tempo le famiglie numerose come la mia erano molte, i figli erano considerati 'un dono di Dio' … Una vera ricchezza anche per i poveri, certo, se i miei genitori avessero detto: 'uno, al massimo due', io non sarei esistito, così i miei tre fratelli più giovani, Don Giuseppe, Don Luciano e Don Dino, missionari con me in India e con loro mia sorella Suor Rita … Pensate, cinque fratelli e una sorella, tutti missionari in India! … Il merito è del buon Dio che ci ha scelti e, sicuramente, dei nostri genitori che non si sono opposti."

L'amico Guido è stato un amorevole "pastore delle sue greggi" ma non solo, lo abbiamo visto progettare, faticare con mattoni e carriole, pensate che, proprio durante la costruzione di una strada, ancora chierico, perse di netto un dito a causa di una mazzata finita sulla mano invece che sullo scalpello; per dovere di cronaca dirò che l'incidente, oltre a causare la perdita del dito, creò il terrore nell'animo di Guido poiché la regola Salesiana non consentiva l'ordinazione sacerdotale a coloro che avessero avuto la mano così menomata … Il dolore fu grandissimo, più di quello fisico dovuto alla disgrazia, ma quando il Signore chiama, tutto si aggiusta, infatti, Don Rinaldi, il Rettor Maggiore gli disse: " non temere Guido, so che hai buona volontà, ricorrerò a Roma e vedrai che otterremo la dispensa" … E così fu, "Il Signore non lasciò che le mie mani, anche se menomate di un dito, finissero a scartabellare libri ma venissero usate per costruire opere utili ai poveri ed abbracciare tutti coloro che mi avessero chiesto conforto … beh magari qualche scapaccione mi è sfuggito da queste grandi mani, a fin di bene naturalmente; non sono pochi quelli che oggi mi ringraziano di quegli scapaccioni sfuggiti alla mia pazienza di pastore e guida spirituale."

"Fare il missionario, a quei tempi", continua nell'intervista, "significava fare anche l'esploratore che si inoltra nella giungla per trovare villaggi e le popolazioni tribali per fare amicizia, curare nel corpo e nello spirito; la valle del Brahamaputra, il grande fiume, mi aspettava, Shillong la mia prima tappa segnò l'inizio della mia formazione di missionario in India, poi tre anni a Guwahti dove, attraverso una obbedienza ferrea fui temprato nello spirito e anche nel corpo perché si soffriva il freddo e la fame ma, come vedete, non sono mica morto."

Don Guido venne ordinato Sacerdote il 24 maggio 1939 a Sonada e il 24 dicembre dello stesso anno iniziò la sua opera di apostolato a Barpeta.

Da quel giorno la sua infaticabile attività lo portò in tutta l'India per organizzare, costruire … quelle manone, anche senza un dito, fecero moltissimo; la sua ultima opera finita è stata proprio Kurkuria, la seconda Città dell'amore, voluta dalla Fondazione e finanziata per duecento milioni proprio dai benefattori che fanno riferimento alla sede di Binasco.

Oggi Kurkuria si è ulteriormente sviluppata: casette, pozzi, casa delle Suore, luoghi di aggregazione e il nuovo ospedale diventato un importante punto di riferimento per una vastissima zona abitata prevalentemente da popolazioni tribali quali: Munda - Adivasi - boro - santali - oraon.

Gli ultimi anni di Padre Guido saranno segnati da malattie che lo costringeranno a letto per lunghi periodi ma la sua voglia di fare non verrà mai meno: inizierà la costruzione di un Villaggio, sognava una scuola per l'insegnamento della lingua inglese ma … le sue gambe sono sempre più ammalate e, per colmo della sventura, una notte viene aggredito e malmenato da tre banditi che, dopo essere entrati sfondando la porta, lo hanno legato, imbavagliato e bastonato, il tutto per pochi soldi.

Da allora l'amico Guido non si rimetterà più e, piano, piano si spegnerà nel silenzio della sua cameretta … La sua scrivania è coperta dalla corrispondenza e la macchina da scrivere è ormai "silenziosa" ma le sue opere sono rimaste, i "suoi" poveri e i giovani che ha formato non lo dimenticheranno mai .. il loro "bàpù" (papà) è vivo nel cuore di ognuno, a Kokar, dove è sepolto, la sua tomba è sempre coperta di fiori freschi e non mancano mai fiammelle accese: Bàpù Guido li protegge.

Grazie Padre Guido, grazie per tutti i tuoi consigli e le "tirate d'orecchie" , non dimenticherò mai la tua semplice logica del giusto, del bene e del male, mi hai sempre raccomandato di tenere i piedi per terra ma sempre pronto a fare le cose con entusiasmo ed ottimismo perché se si "costruisce" dandosi da fare per il bene, l'aiuto, attraverso la Provvidenza non mancherà mai .. "dobbiamo crederci davvero e pregare con forza e determinazione e saremo aiutati" concludeva così, l'amico Guido.

Mario